VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DEL METODO ULZIBAT® NELLA RIABILITAZIONE DI BAMBINI CON PCI

L’INTERVENTO PRECOCE NELL’EDUCAZIONE E RIABILITAZIONE- Belgrado 2016 

Nazarkin A. Y. MD/PhD, Eremin A. V. MD

Scopo dello studio: valutare l’efficacia del metodo chirurgico Ulzibat® nella riabilitazione di bambini con paralisi cerebrale.

Materiali e metodi: lo studio ha coinvolto 83 pazienti di età compresa tra 2,6 e 13,4 anni con forme spastiche di paralisi cerebrale. La media degli interventi è stata di 2. Il periodo di follow-up di 2-5 anni.

Per assegnare il grado di disordine motorio prima e dopo l’operazione è stata utilizzata la scala GMFM-88.

I pazienti prima e dopo il trattamento chirurgico sono stati divisi in 5 livelli di attività motoria:

  • I) Seduto, si alza autonomamente e cammina senza supporto addizionale, corre, sale le scale;
  • II) Fatica a mantenere l’equilibrio da seduto, si alza in piedi in modo autonomamente, gattona, cammina con un ausilio;
  • III) Si siede con un aiuto, gattona, fa qualche passo con un ausilio;
  • IV) Si siede e si siede se assistito, si muove nella stanza rotolando o strisciando, non cammina;
  • V) Limitato a tutti i livelli di movimento, non sta seduto, non gattona, non cammina.

Dopo il trattamento in tutti i gruppi si è osservato un aumento significativo del punteggio totale. I punteggi relativi alle differenze totali si sono rivelati tanto più alti, quanto peggiore era il livello iniziale dei pazienti. Quindi, nel gruppo I con deficit motorio minimo il punteggio totale è aumentato mediamente di 17 punti e ha quasi raggiunto 100. Nel gruppo II è stato osservato il ripristino quasi completo delle capacità motorie, il punteggio totale è aumentato mediamente di 18 punti, da 78 a 96 punti. Nei gruppi III, IV, V, il punteggio totale è aumentato rispettivamente di 26, 29 e 23. Nei primi gruppi si evidenzia una piccola differenza nei punteggi dovuta al modesto deficit motorio dei pazienti, che significa che dopo il trattamento i bambini di questi gruppi hanno raggiunto un’attività fisica normale o quasi normale. Ma, ovviamente, un significativo miglioramento delle capacità motorie nei bambini con gravi disabilità.

 

 

BREVETTI & CO.

Fibrotomie e fasciotomie vengono realizzate anche negli ospedali italiani.

La differenza tra le tecniche utilizzate dai chirurghi che esercitano nelle strutture italiane e il metodo Ulzibat sta nella dimensione delle incisioni, nel numero di distretti trattabili, nella durata dell’intervento, del dolore e nella gestione del postoperatorio.

Il metodo Ulzibat è un metodo chirurgico brevettato (n. 2124864 )nella Federazione Russa denominato “Un metodo per trattare le conseguenze ortopediche della paralisi cerebrale infantile”  ideato dal Professore Emerito in scienze mediche, V.B. Ulzibat.

Il Prof. Ulzibat ha anche disegnato  e brevettato (nº 1560143)  i microfibrolotomi (bisturi) conformi alle Condizioni Tecniche ТУ 9433-001-24693479-2004.

FIBROTOMIA…E POI?!

Capita spesso che le famiglie si sentano un po’ smarrite nella fase postoperatoria, o che addirittura vengano colte da ansia già nella fase preoperatoria, al solo pensiero della gestione della degenza e della riabilitazione.

Per questo, qui di seguito, il POST-OPERATORIO IN 10 PUNTI:

  1. AFFIDATEVI AD UNA EQUIPE RIABILITATIVA            Come in un normale post-operatorio ortopedico, solo un’équipe riabilitativa è in grado già nei primi giorni dopo l’operazione di valutare modalità e necessità di interventi riabilitativi e applicazione di tecniche antalgiche.
  2. DOLORE ed EMATOMI                                                                  Anche se microinvasiva, la fibrotomia è pur sempre un’operazione chirurgica e come tale implica la possibile presenza di dolori nel post-operatorio, con eventuale presenza di gonfiore o ematomi nelle zone trattate. Questa sintomatologia può essere contenuta, tramite la somministrazione di antidolorifici o impacchi locali di pomate, per favorire il recupero funzionale. È inoltre indicato l’utilizzo di tecniche riabilitative volte alla riduzione dell’ematoma: massaggio, linfodrenaggio, neurotape, terapia fisica (per esempio tecar o magneto terapia).
  3. DIVIETO DI CARICO                                                                   Se trattati gli arti inferiori, evitare il carico completo per due settimane per non rallentare la remissione del dolore e dell’ematoma.
  4. ATTIVITà SPONTANEA                                                            Non essendoci controindicazioni di alcun tipo, deve essere promossa l’attività spontanea, ad esempio il gattonamento del bambino o la camminata in ginocchio nell’adulto.
  5. RISPETTO DEL DOLORE                                                             Il rispetto del dolore rappresenta il parametro sulla base del quale l’equipe riabilitativa modula la rieducazione motoria, in base alla situazione specifica.
  6. EVITARE STRETCHING DEI MUSCOLI TRATTATI PER UN MESE
  7. IDROCHINESITERAPIA                                                            Dal decimo giorno è possibile che iniziare la rieducazione in acqua; con il livello dell’acqua ad altezza toracica, è possibile l’appoggio dei piedi e l’inizio della rieducazione al passo.
  8. PROGRAMMA RIABILITATIVO                                                 Il piano riabilitativo deve essere elaborato dall’equipe a cui il paziente è affidato, che deciderà quando e come effettuare mobilizzazioni attive/passive, come procedere con l’allineamento posturale e l’integrazione neuromotoria a seconda della valutazione dei cambiamenti post intervento
  9. PROGRAMMA RIABILITATIVO INTENSIVO                    Dopo un mese circa dall’intervento, sulla base della valutazione del terapista di fiducia, è possibile strutturare un programma riabilitativo intensivo, nel rispetto delle condizioni generali del paziente.
  10. ORTESI                                                                                              A seguito delle nuove possibilità funzionali e posturali che si possono evidenziare è indispensabile che eventuali ortesi in uso al paziente vengano rivalutate dopo l’intervento. Il periodo post intervento necessario per tale valutazione è legato alla specifica risposta del singolo paziente all’intervento stesso: va quindi concordata con l’equipe di riabilitazione.

DIMENSIONI e DISTRETTI

Oggi parliamo di dimensioni e distretti…ebbene sì… in quanti si sono interrogati circa le differenze tra gli interventi di fasciotomia praticati presso le strutture sanitarie italiane o, ancor peggio, in quanti, al richiedere l’autorizzazione per eseguire all’estero l’intervento di FIBROTOMIA GRADUALE SECONDO IL MEDOTO V.B. ULZIBAT, hanno ricevuto un formale diniego in forma scritta in cui veniva addotto che “la patologia da cui è affetto xxxxxx xxxxxx può essere trattata presso l’Istituto xxxxxxxx di xxxxxxxxx c/o l’U.O.C. del Prof.xxxxxxxx xxxxxxx”!?!?

Ci si potrebbe limitare a rispondere con questo photocollage:

L’incisione è il puntino rosso che si vede al centro dell’area colorata dal disinfettante.

Può essere paragonabile a tagli di 3-4 cm che prevedono punti di sutura? Le fasciotomie eseguite secondo il metodo italiano possono pertanto arrivare a trattare fino ad oltre 20 punti sull’intera area muscolare del paziente?

Rebus sic stantibus, a voi la risposta…